Da poco mi è capitata una cosa bellissima: mi ha scritto una sconosciuta lettrice di Tango in campo minato che non vive neanche in Italia e che ha saputo del mio libro in un modo a dire poco stravagante. È una di quelle missive che chi scrive spera di ricevere almeno una volta nella vita e devo dire che mi ha commossa. Quando l’ho letta al mio fidanzato si è commosso pure lui e, non che sia un cuore di pietra, ma credo sia stata la seconda volta in tre anni in cui l’ho visto commuoversi.
Pudore e non modestia
Non la pubblico qui perché è talmente piena di complimenti che, per quanto mi sia sconosciuta la modestia, mi è invece rimasto il pudore. Inoltre si tratta di corrispondenza privata e la mittente potrebbe non gradire. Però posso pubblicare la mia risposta, tanto per tirarmela un po’. Eccola:
Cara Omonima,
una lettera come la tua è il regalo che, io credo, chiunque scriva spera di ricevere. Perché tu rappresenti uno dei motivi più profondi per cui io scrivo: essere riconosciuta più che conosciuta. E riconoscersi è più facile fra simili.
Si dice che il primo romanzo sia sempre il più autobiografico, di sicuro è vero nel mio caso perché non credo che descriverò in futuro un personaggio che mi somigli più di Lena. Chi non lo ha letto non potrà mai dire di conoscermi pure se mi frequenta da anni. Chi lo ha letto mi è intimo pure se non mi ha mai incontrata.
Il modo in cui hai saputo del mio libro sembra un romanzo fuori dal mio romanzo ed è davvero affascinante.
Non so se Tango in campo minato sarà mai tradotto in francese, la vita di un’autopubblicazione è molto difficile se non si raggiunge un successo immediato. Fortuna che a me non è toccata, e infatti non credo che ripeterò l’esperienza con il romanzo che sto scrivendo ora.
Devi sapere che si tratta di una storia molto diversa da quella che ti è nota ma ambientata comunque in Sardegna (Cagliari e dintorni). Quando mi è arrivata la tua lettera avevo appena deciso di regalare un cameo a Lena e i tuoi apprezzamenti hanno corroborato la mia idea. A chi, come te, l’ha apprezzata tanto, farà piacere sapere cosa le sia capitato nei successivi cinque anni.
Ti ringrazio ancora per tutte le parole belle che mi hai voluto regalare, le rileggerò come fossero un lenitivo quando mi capiterà di sentirmi un’autrice mediocre.